Sapete cos’è la dislessia, detta scientificamente DSL? Una scarsità funzionale della memoria a breve termine. Per capirci meglio, i cosiddetti normodotati leggono avendo in memoria una banca dati a cui attingere nella fase di lettura, per cui possono concentrarsi sul significato di ciò che stanno leggendo. Il dislessico, no. Ogni volta è come se leggesse per la prima volta la parola che magari ha letto molte volte. E’ fondamentale intervenire entro gli 8 anni, in quanto più tardi si riconosce, più lento sarà il recupero e in ogni caso mai completo. Però oggi abbiamo molti supporti al DSL e quindi è una questione che riguarda fondamentalmente lo studio scolastico e universitario.
Voglio raccontarvi la mia personale esperienza con un bimbo di 8 anni che chiameremo Giovanni. Ho conosciuto Giovanni in quanto la sua mamma, preoccupata per una sfilza di 5 nella sua pagella, si è rivolta a me chiedendomi aiuto per migliorare il suo rendimento negli studi.
Al primo incontro ho capito subito che Giovanni è un bambino intelligente e vivace. Non ha scarsi risultati perché non ha voglia di studiare, ha poca voglia di studiare perché si deve spaccare la testa sulle cose in quanto la sua dislessia non era stata diagnosticata. Inoltre ha discalculia e disgrafia, cosa che ho capito quasi subito
La famiglia, che aveva vissuto un primo approccio un anno e mezzo prima con questo disturbo dell’apprendimento, tendeva alla non accettazione del problema e non aveva fatto nulla di concreto per la certificazione della DSL, vivendolo come un handicap e un problema grave.
Ora il problema più grave con la DSL è proprio il non riconoscimento e la sottovalutazione degli effetti riflessi di questo non riconoscimento. Il bambino infatti, grazie anche agli adeguamenti della scuola, viene sollevato da alcuni compiti che nella vita reale quasi nessuno fa: conti a memoria, scrittura a mano. Ormai siamo tutti computerizzati e i programmi di lettura automatica lo solleveranno presto dalla fatica di dover leggere per suo conto. Insomma, la DSL oggi è una cosa molto più semplice da affrontare che 20 o 40 anni fa.
Inoltre si sa perfettamente che la DSL non ha nulla a che fare con l’intelligenza. Anzi, spesso il bambino mette in atto delle strategie alternative ed istintive per supplire alla capacità di lettura veloce.
Nel caso di Giovanni per me la cosa più importante era far ottenere al più presto migliori risultati a scuola in quanto la naturale conseguenza sarebbe stato un aumento di fiducia di Giovanni in se stesso e della mamma in lui. La mamma che è molto impegnata nel lavoro quotidiano era interessata ad un migliore rendimento sia per evitare la bocciatura che per evitare soprattutto lo scherno da parte dei compagni di classe. Inoltre le maestre non sapevano più a che santo votarsi perché Giovanni in classe tendeva a distrarsi. Questo perché restava e ancor oggi resta indietro nei dettati e a volte scrive qualche geroglifico.in sostituzione di parole troppo lunghe.
Io e Giovanni abbiamo costruito subito un bel rapporto, quando vedo che non mi segue ravvivo la sua attenzione con qualche battuta che lo fa ridere e sia per me che per lui, è un piacere studiare insieme e i risultati scolastici non mentono, fioccando i: bene, benissimo e finalmente dei sei e anche qualche sette!
La mia gioia più grande è stata vedere i suoi disegni, finalmente pieni di colori in cui si vede che Giovanni comincia a viversela in maggiore relax.
Ci sono ancora molti punti su cui lavorare, soprattutto consolidare le nuove abitudini nel linguaggio che si usa in famiglia. Parole come : disastro, tragedia, disperazione, o frasi come: è inutile non cambierà mai, lui è fatto così, sei sempre il solito ecc, sono state messe al bando. Queste frasi erano usate in modo assolutamente inconsapevole dalla mamma di Giovanni, che lavora tantissimo ed ha un altro bimbo di 3 anni, è quindi spesso stanca e stressata. Io rispetto profondamente i genitori perché hanno un compito veramente impegnativo e perché essendo genitore anche io, so che un sorriso e parole di comprensione sono fondamentali in questi casi. Ho avuto fiducia che la pazienza, la comprensione e la passione che metto nel mio lavoro, potesse guidare l’amore infinito di Maria ( chiameremo così la mamma di Giovanni) a migliorare il suo rapporto con Giovanni. Si era creato, prima del mio arrivo, un circuito negativo di sensi di colpa da parte di Giovanni che pativa di deludere le aspettative materne e da parte della madre di non saper affrontare il problema sia per mancanza di competenze, che di tempo e soprattutto di fiducia in una qualche soluzione. Quel che ho fatto è stato semplice: comprendere le dinamiche e intervenire per rendere consapevoli le parti di ciò che mettevano in atto, in contemporanea ho fatto ricerche in rete per intervenire sulla dislessia e aiutare il bimbo a prendere fiducia in se stesso. Così come ho dato fiducia a Maria, alimentando il suo amor proprio, abbattendo i suoi sensi di colpa e dandole da leggere una dispensa sul metodo Gordon.
C’è ancora un po’ di strada da fare, Giovanni ha ora una certificazione della sua DSL, definita dalla psicologa dell’età evolutiva “grave”. Io di grave ho visto solo, e non vuole essere un’accusa ai professionisti del settore, la scarsa sensibilità della psicologa che, davanti al bambino e alle domande della madre si permette di dire “Signora, lei non si rende conto della gravità di suo figlio!” Ecco, io non sottovaluto il lavoro da fare con Giovanni, ma ritengo che se si è studiato psicologia bisogna anche applicarla e non lasciarla sui libri universitari. Ho fiducia nell’amore di una madre e dell’intelligenza di Giovanni, nella mia pazienza, nell’amore che metto nel fare le cose, facendo un po’ l’aiuto compiti e molto la coach!
Ho consigliato Maria di avvalersi della A.S.L. per tutti i servizi che possono offrirle, compreso, un confronto con una psicologa dell’età evolutiva della struttura pubblica.