Come far veramente arrabbiare nostro figlio che ci parla del suo problema?
Se avete visto il video, avrete notato che la prima frase che uso come esempio è:”Ma sei proprio un piagnone!” La uso al maschile, ma in realtà avrei dovuto fare un esempio al femminile.
Faccio una piccola digressione su di me per capire meglio.
Non so se vi ho raccontato che da piccola avevo un soprannome: Susanna Tonsilla. Tonsilla perchè era facile vedermi le tonsille da quanto piangevo.
Non è che mi piacesse piangere, ma era molto facile farmi piangere. Dire che fossi insicura è un eufemismo, ero alla continua ricerca di approvazione e i miei “cari” cugini che non nomino per privacy, sapevano veramente alimentare questo fiume di lacrime.
Ora capirete che più io piangevo, più loro ridevano. Così avevo questo gancio emotivo, questa superstrada neuronale:
- sono in difficoltà, piango
- mentre io piango, tu ridi
- quando mia madre o mia sorella volevano aiutarmi nella empasse, non riuscivano a non ridere, perchè, evidentemente ero veramente molto buffa quando piangevo
- quando io piango e tu, per aiutarmi, ridi, io provo molta rabbia e piango anche per rabbia.
Ed ecco quindi formarsi questa autostrada neuronale per cui tu ridi mentre mi guardi e io piango perchè penso che tu mi stia prendendo in giro. Mi sono spiegata?
Insomma, vorrei farvi capire che, se quando vostro figlio piccolo piange e voi per consolarlo sorridete e gli dite “Va tutto bene Madama la Marchesa.”, se il bimbo vi sferra un calcio, ha tutta la mia comprensione.
So che rispetto al mutuo, le bollette, il capo che vi pressa, la stanchezza, la montagna di doveri che avete, il suo pianto sfrenato per un gioco rotto o il biscotto sbriciolato inavvertitamente, può sembrarvi una sciocchezza, da cui il sorriso che sorge spontaneo sulle vostre labbra, ma cambiate ottica. Mettetevi nei suoi panni. Vuole fare una cosa, è frustrato perchè non ci riesce, arrivate voi, freschi freschi e gli mostrate come si fa, lui prova e non riesce, e voi ridete? Ma dico, vi è mai capitato, da adulti di non riuscire a fare qualcosa e l’altro vi fa:”Ma come è possibile che non ci riesci, è facilissimo!” ecco. E voi che reazione avete?
Il bambino prova moltissime emozioni e non ha filtri alle sue emozioni, così come le prova, le espone, se prova gioia si sbraccia di gioia, se prova rabbia è veramente furente, questo perchè fino ai 7 anni è in crescita, immagazzina una quantità di dati e apprendimenti come non accadrà più nei restanti anni della sua vita, questa cosa, credetemi, è impegnativa. Inoltre la sua sfera razionale è praticamente inesistente, è istinto puro. Non fa che reagire nella maniera più diretta, agli stimoli che riceve.
Quindi, riassumendo, se volete aiutare vostro figlio, qualunque età esso abbia, a risolvere il suo problema, mentre è in difficoltà, riderne non è una soluzione, anzi, rischia di ingrandire il problema.
cose utili da fare:
1) osserviamo il suo stato, la sua respirazione
2) entriamo in sintonia col suo respiro, se calmo, modelliamolo, se agitato modelliamolo per poi guidarlo verso una respirazione più lenta e rilassata
3) ascoltiamo
4) pratichiamo l’ascolto attivo, neutro
Da qui ci sono troppe variabili per indicarvele tutte, ma respirare insieme in sintonia e ascoltare, è sicuramente un approccio migliore di qualsiasi altro.
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Alla prossima